Se pensiamo alla parola 'arrendersi' ci colleghiamo quasi automaticamente all'idea di battaglia e di fallimento. Mi arrendo quando non so più che fare, quando le ho provate tutte eppure le cose ancora non funzionano. E se le cose non stessero funzionando proprio perché non ti lasci andare alla resa? A volte ci incaponiamo a voler far andare le cose per forza come le abbiamo immaginate noi, chiudendo le porte a quelle che potrebbero essere altre meravigliose opportunità di realizzazione-crescita-evoluzione.
Forzare è manipolare, è tenere in vita qualcosa che forse non ha più ragione di esistere per come la conosciamo, è annaffiare intenti, desideri e propositi con acqua inquinata. Cosa potrà mai crescere con un tale nutrimento?
Eppure quando molliamo la presa, quando smettiamo di resistere a quello che è il flusso della vita, accadono cose inaspettate. E non perché la vita improvvisamente diventa meravigliosa e tutti i nostri problemi si risolvono. Le cose inaspettate di cui parlo sono di peso variabile, cambiamenti interiori, nuove comprensioni, indizi magici, che arrivano dopo aver attraversato grandi o piccole catastrofi, che rivelano, poi, la loro vera natura di insegne luminose nella confusione opaca del nostro ego.
Accogliamo la resa e il nostro respiro si espande, accettiamo di non poter controllare gli eventi e il cuore si alleggerisce, ci abbandoniamo al flusso dell'esistenza e si fa spazio un senso di libertà.
È nella natura del nostro ego tenere tutto stretto, serrare i pugni e farci vivere in uno stato di tensione ed allerta, perché lui non lo sa che la nostra Anima ha un piano, che è tutto suo, che è in accordo con la Vita e che l'Universo sarà sempre, sempre, sempre, pronto a sostenere.
Uno dei possibili segnali di quando stiamo combattendo invano è che le cose si complicano continuamente, crediamo di aver finito, ed ecco che arriva un'altra fonte di preoccupazione, oppure un altro ostacolo al raggiungimento del nostro obiettivo e così via, fino a quando non cadiamo in uno stato di profondo scoraggiamento, di senso di impotenza. Questo è il momento in cui ci diciamo ok, non ce la faccio più. E finalmente ci arrendiamo. Così la resa, diventa la possibilità per la nostra anima di riorientarci verso il nostro progetto divino.
Questo atteggiamento ricorda Sweet Chestnut, il maestoso castagno, Il fiore di Bach per questi stati di angoscia derivati dall'ultimo tentativo della personalità di resistere al cambiamento (dei nostri progetti, desideri, illusioni), e lasciare che una parte di sé muoia per rinascere. Un po' come l'Araba Fenice che rinasce dalle sue ceneri e dalle sue lacrime porterà la guarigione.
Sono stati emotivi transitori, avvisaglie di una grande trasformazione in atto, che se accettata con compassione e fede, diventa la chiave per aprire una nuova stanza dentro di noi, dove troveremo risorse e insegnamenti importanti, che ci faranno fare un balzo verso una vita più aderente a ciò che siamo, non a quello che pensiamo di essere.
Perciò, quando siamo presi da mille incastri, quando ci sentiamo attanagliati dalle circostanze, quando combattiamo con tutte le nostre forze per ottenere un risultato che fa fatica ad arrivare, fermiamoci un momento, osserviamo dove siamo, come ci sentiamo, e proviamo ad immaginare come cambierebbe la nostra vita se smettessimo di insistere. A volte è sufficiente chiedersi : è davvero così importante per me? E qualcosa si apre dentro di noi.
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