Noto sempre di più in questo periodo, come ci sia una grande difficoltà da parte delle persone a discernere e seguire ciò che davvero li rende felici. Ci si trova in situazioni di confusione, tristezza, apatia, incapaci di muovere un passo, non tanto fuori, quanto piuttosto dentro.
Accettare di stare a vivere una realtà che non ci piace e sopratutto di prendere il coraggio per cambiarla, può richiede un enorme sforzo.
Anche se ci si rende conto che quello che abbiamo, ma ancor di più quello che siamo, in questo momento non ci da gioia, né entusiasmo - parola meravigliosa che vuol dire 'essere pieni di Dio' - l'ego, che ha sempre paura di perdere qualcosa, ci ingabbia.
La vita che avevamo immaginato per noi è molto lontana dalla realtà di come ci sentiamo, anche se abbiamo raggiunto i traguardi e gli obiettivi che ci eravamo prefissati (spesso senza considerare se davvero erano i nostri traguardi o quelli che qualcun altro ci aveva suggerito) siamo inquieti, o al contrario spenti. E se non li abbiamo raggiunti, siamo invasi da senso di colpa e vergogna.
Quando ci sentiamo in questo modo potremmo fermarci e chiederci: cosa rappresenta per me questo traguardo? Cosa davvero speravo di trovare una volta arrivato qui?
Magari con grande sorpresa ci si accorge che le cose ottenute sono prive di valore per noi, ora. Forse lo sono state in passato, e strada facendo non abbiamo prestato attenzione alle richieste e ai cambiamenti del nostro sistema interiore.
Credo che questi momenti arrivino più o meno per tutti, almeno una volta nella vita. Arrivano quando la nostra Anima è pronta per tornare sul cammino che aveva scelto prima di perdersi nei meandri del labirinto di dualità che è il piano terreno. Si perché il nostro Sè superiore conosce benissimo il progetto che abbiamo scelto di sperimentare qui, un progetto di vita che è anche progetto Divino.
Per una buona parte della nostra esistenza ci muoviamo ignari di questo progetto, convinti che ottenere prestigio, successo, belle macchine e vacanze costose sia il massimo della felicità.
Nel frattempo arrivano possibilità di risveglio, piccoli segnali che ci suggeriscono che forse non è proprio così. Una sensazione, un pensiero insolito, una storia raccontata da un amico che apre un dubbio. Il fatto è che siamo del tutto impreparati ad accogliere nuove possibilità di essere, dopo tanti anni focalizzati sull'avere.
Quando qualcuno solleva un fiore e ve lo mostra, vuole che lo vediate. Se non smettete di pensare perderete fiore. [...]Ecco il problema della vita. Se non siamo noi stessi fino in fondo, se non siamo davvero nel presente, perdiamo tutto. (Thich Nhat Hanh)
Allora che si fa?
Per prima cosa iniziamo a dare un nome al nostro sentire: tristezza? delusione? paura?
Quello che accade dopo, solitamente è un tentativo di spiegare il perché ci sentiamo così.
Inizia una meticolosa ed estenuante analisi delle motivazioni, un processo mentale che rischia di risucchiare tutta la nostra attenzione ed energia, peraltro senza trovare davvero il nocciolo della questione. Da qui le strade sono due: lasciare stare o iniziare un viaggio.
La prima strada è senz'altro la più facile, ci diciamo "ok prima o poi passerà", ci immergiamo ancora di più nel fare, così da non dover ascoltare. Certo questo non ci garantisce affatto che una situazione simile non si ripresenterà, tuttavia al nostro ego questo basta per tranquillizzarsi.
L'altra strada richiede coraggio, pazienza e fede. È un sentiero spesso impervio, che però regala scenari inimmaginabili, scoperte inaspettate e una vita tutta nuova.
Si mette in discussione tutto ciò che è stato il nostro mondo fino a quel momento, e più che andare a cercare le motivazioni, osserviamo. Osserviamo il nostro universo interiore, prendiamo coscienza dei nostri bisogni, dei nostri desideri, di ciò che ci da piacere. Ora. Non ieri, 20 anni fa o all'inizio del matrimonio. Ora. Si alterneranno momenti di panico, di ansia, a quelli di curiosità e stupore.
Non c'è altro modo per essere felici che essere se stessi, liberamente, pienamente se stessi.
Per arrivare a questo, il primo passo, è conoscersi per ciò che siamo ora, e riconoscere che tutto ciò che è stato ci ha portati qui, a vivere questa possibilità. Onoriamo ciò che siamo stati e benediciamo ciò che siamo ora, nella consapevolezza di poter sempre scegliere ciò che è giusto e buono per noi.
A questo punto, torneremo a sentici creatori consapevoli della nostra realtà e felicità, e da questo nuovo stato raggiunto, qualsiasi cosa faremo, sarà in allineamento con il nostro progetto.
Almeno fino a quando non saremo pronti al prossimo livello evolutivo.
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